In occasione di una sua visita al nostro negozio, la scrittrice Selvaggia Lucarelli ha pubblicato un articolo su Yu Gi Oh! e sul suo potenziale negativo. Abbiamo ritenuto giusto controbilanciare le posizioni della Dott. Lucarelli, per cercare di riportare all’attenzione dei genitori altri argomenti che nell’articolo della Lucarelli non vengono presi in considerazione rispetto a questo tema giustamente degno di attenzione. Ecco quindi la nostra risposta, in forma di lettera, all’articolo.
La nostra risposta all’articolo della dott. Lucarelli
Gentile Dott.ssa Lucarelli, le faccio i complimenti per lo stile ironico e divertente del suo articolo ma voglio d’altra parte controbilanciare le sue considerazioni. Mi auguro di trovare in lei un interlocutore razionale e ben disposto ad un confronto basato su argomenti perché, non lo nascondo, vorrei smontare le sue considerazioni. Mi auguro che non si senta offesa da questo tentativo. Abbiamo deciso inoltre di prendere seriamente la questione perché riteniamo che lo spirito che l’ha spinta a scrivere il suo articolo è sano, positivo e lodevole. Lei vuole destare le coscienze per aiutare tanti genitori a discernere cosa è sano e cosa è malsano per i ragazzi. Ce ne fossero di più di interventi in questo senso. Ma se da un lato lo spirito è sano, gli argomenti e le conclusioni a cui giunge sono, ahimè, impulsivi, irrazionali e quindi sbagliati. Mi permetto quindi di proporle dei contro-argomenti per ricondurre la questione su quelli che secondo me sono conclusioni più ragionevoli.
Per darle un’idea di quali competenze mi mettono in grado di risponderle con più di una semplice opinione, le dico che sono laureato a pieni voti in Filosofia con una tesi sui giochi: effetti (positivi o negativi) e potenzialità educative dei diversi tipi di gioco, inoltre sono educatore (lavoro con i bambini tutti i giorni) e infine sono appassionato conoscitore di tutti i giochi, fra cui i TCG (come Magic, Yu GI OH e simili). Pertanto spero concorderà che sono qualificato per discutere dell’argomento.
Lei, mi perdoni se mi permetto, nel suo articolo ALLARME IN FAMIGLIA sembra parlare da una prospettiva molto egocentrica e conservatrice: egocentrica perché inquadra perfettamente i problemi che la passione di suo figlio causa a lei come madre, ma non cerca minimamente di comprendere quali potrebbero essere gli effetti negativi o benefici del gioco su suo figlio. Per prima cosa quindi mi permetto di sottoporle un precedente articolo scritto proprio in questo senso per evidenziare gli effetti positivi dei giochi di carte collezionabili.
Ecco invece gli argomenti, riferiti al suo articolo, che aiutano a fare luce sugli effetti del fenomeno. Li scrivo sotto forma di elenco riferito ai principali argomenti del suo articolo.
1) Lei si preoccupa dei costi che il gioco procura, paragonandolo addirittura al poker. A parte che starebbe a lei, come madre, mettere delle regole tipo “una, due buste a settimana, etc” per limitare le spese di suo figlio, bisogna poi dire che il poker è un gioco d’azzardo: implica una finalità esterna al gioco e per di più venale (il denaro). Yu Gi Oh è un gioco di società: implica una finalità interna al gioco, istintiva (la vittoria sull’avversario tramite una combinazione di intelligenza e fortuna). La differenza con il poker è quindi sostanziale. Inoltre il gioco Yu Gi Oh (come tutti i TCG) non ha un costo fisso. Più si comprano bustine, più costa. Ma nessuno impone il numero di bustine che lei deve acquistare. La conclusione è quindi che la passione di un figlio costerà ai genitori in relazione alla loro capacità di porre un limite alle risorse messe a disposizione del figlio. Pertanto Yu Gi Oh in sé non è né meglio né peggio di tanti altri hobby che hanno un certo costo.
2) Lei si preoccupa di dover imparare regole astruse ma è per quello che esistono gli amici/coetanei o i posti come Pianeta Hobby. Potrebbe invitare più spesso un amico di suo figlio a casa, così giocherebbero fra loro. Oppure potrebbe portarlo da Pianeta Hobby o in atri luoghi in cui i ragazzi si confrontano fra loro che già sanno di cosa parlano. La sera, dopo 8 ore di lavoro, potrebbe facilmente dire a suo figlio: “Caro, io ti porto una o due volte a settimana al negozio per giocare o invito il tuo amichetto Fabio che sa giocare a Yu Gi Oh, ma io non ci capisco niente perciò se vuoi giocare con me, giochiamo a dama.” Addirittura, in questo senso, invece di valutare positivamente l’esistenza di questi “circoli di appassionati” che potrebbero alleggerire il carico sulle sue spalle, li definisce addirittura come una “massoneria”. Direi che questo è il passaggio più irrazionale del suo articolo: è assurdo definire massoneria questa passione dei ragazzi che hanno sì un codice e una propria “dimensione” in cui è difficile penetrare dall’esterno, ma non stanno certo programmando la schiavitù del genere umano tramite sistemi di controllo delle masse (che è il vero progetto delle massonerie) ad opera di una élite che si crede superiore (gli illuminati dal grande architetto). Mi sembra quindi un termine veramente fuori luogo. La conclusione quindi è che l’insieme dei giocatori di Yu Gi Oh non sono un circolo massonico volto alla creazione di una élite dominante, ma sono degli appassionati che condividono un hobby (come i ciclisti, i collezionisti di francobolli, etc). Pertanto non è né meglio né peggio di tanti altri hobby, ed è sicuramente meglio che un circolo massonico.
3) Ho detto che la sua prospettiva è conservatrice perché sembra che solo i vecchi giochi con carta e spago siano degni di questo nome. Ma non è così. Questi giochi di carte collezionabili sviluppano l’intelligenza, le competenze strategiche (previsione delle mosse avversarie e contromosse), le capacità di calcolo, le capacità psicologiche (comprensione dell’approccio emotivo dell’avversario in determinate circostanze) e l’elenco potrebbe essere ancora più lungo. Il progresso nei giochi che sono a disposizione delle nuove generazioni dovrebbe affascinarla e renderla fiera che suo figlio, messo a confronto con un bambino medioevale, sarebbe cento volte più sveglio grazie ai giochi che ha potuto utilizzare per potenziare le proprie competenze. La conclusione è che i giochi di carte collezionabili come Yu Gi Oh sono molto più educativi di tanti giochi arcaici.
4) Lei stigmatizza il gioco in quanto assorbe troppo l’interesse di suo figlio. Da educatore (a contatto con numerosi bambini) le dico che questo “appassionarsi” è un segnale di intelligenza e di profondità. Non sa quanto lottiamo, a scuola, per contrastare la tendenza di molti bambini ad essere superficiali e disinteressati. Finiscono ad essere dei ragazzi senza passioni, senza interessi, senza curiosità. Quindi i genitori, come principali educatori dei propri figli, dovrebbero coltivare le passioni e rinforzarle, insegnando allo stesso tempo a non soccombere alla passione stessa (evitando cioè che si trasformi in ossessione). La conclusione è quindi che non dovrebbe preoccuparsi perché suo figlio è appassionato al gioco. Al contrario dovrebbe aiutarlo a gestire una passione per evitare che possa travalicare il limite dell’ossessione.
5) Come ultima considerazione voglio lodare la sua attenzione e voglia di discernimento. Non sempre le passioni sono positive, ed i genitori devono valutare criticamente le passioni dei propri figli, ed in questo concordo con lei pienamente. Ma per questo vorrei dirle che se suo figlio fortunatamente ha un carattere appassionato e tendente a prendere sul serio le cose, se lei contrasta una passione, lui ne troverà subito un’altra. Allora provi a immaginare come crescerebbe il ragazzo se, abbandonando la passione per un gioco sociale come Yu Gi Oh, si appassionasse per esempio a World of Warcraft o ad uno dei tanti giochi su play station o su PC che sono simulacri di gioco (non sono giochi veri perché non hanno una relazione reale con l’avversario). Alienato, nervoso, irascibile, caotico, incapace di ascoltare. E, grazie al mio lavoro nelle scuole, ne conosco tanti che sono diventati così dopo 3 anni di passione per i falsi giochi digitali. Perciò mi concedo un’esortazione: sia felice che suo figlio ama un gioco che lo conduce a incontrare persone reali, che lo spinge a usare il cervello e non le dita (come i giochi virtuali), che lo spinge a ragionare e confrontare le proprie strategie con quelle degli altri. Quando da adulto dovrà risolvere una crisi, magari ricorderà istintivamente che deve riflettere e ragionare in modo strategico piuttosto che agire in modo convulso. La conclusione è che, se anche non si può considerare Yu Gi Oh come il miglior gioco al mondo, è comunque un gioco sociale ed è perciò molto meglio di tantissimi falsi giochi digitali. Pertanto è meglio di molte altre passioni deleterie.
Un video tempestivamente fatto da un ragazzo
Tanto per confermare l’effetto che ha sui ragazzi questo tipo di accuse e di stigmatizzazione, ecco un video che vi farà capire meglio la passione che ci mettono.
La parola ai lettori
A questo punto non ci rimane che chiedere anche a tutti gli altri lettori cosa ne pensano: lasciate un commento per dirci se secondo voi siamo sulla giusta strada o se la dott.ssa Lucarelli ha ragione o ancora se avete altre posizioni e argomenti da suggerire!